Operazione Radon

27 Giugno 2009 3 Di thomas

Prima il vento.
Una folata improvvisa, veloce, maligna.
Spettinò i capelli, agitò la biancheria impiccata ai balconi; porte e finestre su e giù contro gli stipiti.
Poi toccò agli animali, soprattutto i cani. Ulularono quasi all’unisono, molti grattarono furiosamente le porte, come impazziti.
Infine la terra.
Si propagò come un suono, un’esplosione di mezzo secondo che danzò a casaccio per le strade.
E mosse l’asfalto, lo aprì ai bordi dei marciapiedi, poi più largo fino alle linee di mezzeria, addosso ai lampioni, agli spartitraffico, sotto i pneumatici delle auto.
Dentro le case…
Le cose. Le cose della gente.
Gli oggetti della vita quotidiana, i giochi dei bambini, i mobili, i libri, il faticoso raccolto di anni di lavoro prese a venire giù ammassandosi sui pavimenti tremanti. Fotografie dietro un cristallo spezzato si confusero a cocci di piatti e vasellame, sedie rovesciate, tavoli sfondati perchè… sì, vennero giù anche i soffitti.
All’esterno il tetris dei calcinacci che seppellivano le auto, all’interno travi che dividevano le stanze a metà e schiacciavano, schiacciavano tutto, cose e persone.
Le persone…
Urla, pianti, bestemmie, in corsa per la strada alla ricerca di un parco, una piazza, un accidenti di posto dove non ci fossero palazzi.
Le mani si strinsero alle mani, le voci rincorsero le voci, perfetti sconosciuti si scoprirono normalissimi eroi traendo fuori qualcuno dalle macerie prima che tutto crollasse.
Pochi secondi, poi di nuovo il vento, stavolta ad annunciare la fine, a quietare la notte.
Smarrite, alcune ancora in corsa disperata, le persone si ritrovarono tutte insieme là fuori, sole, bianche di polvere e paura.
E venne il silenzio.
Breve, come un gesto di cordoglio prima del pianto di fronte a una casa che non c’era più, al di qua di ammassi di macerie che ora trattenevano cadaveri.
Il pianto in pigiama della gente senza più niente, senza più nessuno.
Nelle orecchie solo il grido lontano delle prime sirene.

Il cellulare del Premier squillò solo tre volte.

– L’operazione è conclusa, signor Presidente. L’inalazione di Radon cominciata nei giorni scorsi ha dato gli effetti previsti. Il movimento tellurico è stato ottenuto con successo. La Protezione Civile, in assetto da stamani, è già in partenza. La celerità dei soccorsi ci farà fare un’ottima figura.
– Sospetti ?
– Solo quel tecnico dei laboratori del Gran Sasso che giorni fa lanciò l’allarme, ma come sa, Signore, nessuno gli da credito
– Vittime previste ?
– Tra le due e le trecento, Signore.
– Bene, sarò sul posto già domani pomeriggio.

Riattaccarono.

– Perfetto – pensò il Premier – abbiamo rimesso in moto l’edilizia per gli amici degli amici, distratto l’opinione pubblica dalle attività del parlamento e la mia presenza sul luogo del disastro porterà nuovi voti. Ci vuole un brindisi.

Prese un flut dal mobile bar e lo riempì per metà di champagne. Fece un numero al cellulare e bevve a piccoli sorsi in attesa che qualcuno rispondesse.

– Noemi ? Sono il Papi. Ho da festeggiare una cosa. Mando qualcuno a prenderti.

Mi è venuta voglia di cantare

©Thomas Pistoia

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