Souvenir
27 Maggio 2009William…
Non rispondeva più.
Se ne stava lì, intere giornate, davanti alla finestra. Col capo chino.
La stanza, tenuta sempre buia e silenziosa, stagnava di chiuso, di nero, di inutile. Un solitario lasciato a metà sul tavolo, Anna Karenina prona su una poltrona, a pagine aperte, e un pendolo, stanco e svogliato, che, dondon, suonava il morto ogni mezz’ora.
Da finestre appannate guardava la strada, quest’uomo che aveva conosciuto luci così lontane da non poterne raccontare la fine.
William rispondi. Che? Non vieni? La minestra è in tavola.
Col capo chino. E quelle poche volte che aveva parlato, quelle stupide volte che aveva alzato gli occhi verso la moglie aveva ripetuto, e a lungo… Non guardo il cielo, non lo vedo, non c’è il cielo, non so più guardarlo io, il cielo…
Ma perché, Dio mio, perché William? Che ti è successo mentre stavi lassù?
Silenzio. William, l’uomo delle stelle, della Luna e di Marte, il viaggiatore siderale, l’orgoglio della nazione, l’emblema vivente del progresso… un coglione. Zitto. Senza più nulla da dire.
E mai, mai avrebbe raccontato, mai avrebbe spiegato, a nessuno, mai…
Perché due anni fa mica era stata una missione come tutte le altre! Che lui era stato in orbita, aveva vissuto nelle stazioni spaziali, aveva visto i satelliti passargli davanti come un uomo qualsiasi vede le auto al semaforo! E… e aveva camminato sulla luna anche! Saltando…
Piangi William, che nessuno ti crederebbe mai, che qualche potere occulto nascosto tra le stelle e le strisce forse ti ucciderebbe se sapesse…
Il primo viaggio umano su Marte. Superati tutti gli ostacoli, tute speciali, un’astronave progettata appositamente. Un anno di viaggio, poche ore di permanenza e immediato ritorno.
William, orgoglioso di essere stato scelto, lui e pochi altri compagni alfieri dell’umanità sul pianeta rosso. William che passa alla Storia. No, non era stata certo una missione come tutte le altre!
E l’emozione dell’atterraggio. Scende lui per primo, in costante contatto radio con la Terra e immagina milioni di occhi che lo guardano e lo sentono dal televisore, e anche lui come il primo uomo sulla Luna vorrebbe dire qualcosa di storico che sottolinei il momento. Un piccolo balzo per l’uomo…
Ma l’emozione e troppo forte, Marte, cazzo, questo è Marte!
E cammina veloce, tocca il terreno anche con le mani, lo tasta, la tuta gli permette di camminare come se fosse sulla Terra e allora si guarda intorno meravigliato, che posto strano. I suoi compagni nell’astronave attendono che lui dica qualcosa, milioni di uomini laggiù lo stanno guardando (ma perché non parla ?).
Un luccichìo. Si china e raccoglie qualcosa. Resta lì quasi un minuto, come impietrito.
Ritorna, piano, sull’astronave.
Ai suoi compagni dice che l’emozione è stata troppo forte, insomma, non si sente bene.
Il viaggio di ritorno piangendo, guardando fuori dall’oblò.
Un coglione.
Un anno dopo viene restituito alla moglie semimuto e traumatizzato, però tra gli applausi della folla, con la medaglia sul petto….
William…
Non rispondeva più.
Se ne stava lì, intere giornate, davanti alla finestra. Col capo chino.
Solo – ogni tanto – si alzava e chiudeva la porta a chiave.
Poi piano una mano nel cassetto e, tra le lacrime, sollevava il suo souvenir di Marte.
L’aveva raccolta ed era tornato sull’astronave. E adesso ancora, per giorni e giorni, la guardava incredulo. Magari è solo un brutto sogno.
Ma no, era lì, nel palmo della sua mano.
Un po’ ammaccata.
Lattina.
Vuota.
Di Coca Cola.
Thomas Pistoia