La Vera Storia di Padre Pino

22 Maggio 2010 1 Di thomas

– Sono stanco…
Una luna a barattolo farà capolino da dietro le tende, ad un soffio di vento. Brezza leggera e suadente di fine estate, passeggera.
Il cranio canuto, spelato – papalina buffa e severa di uomo di chiesa ormai bianco nel pelo – si adagerà sul cuscino…
La verità.
La verità è che Padre Pino è finito, ma non è mai cominciato e non è vero, non è vero che è santo.
Tanti anni fa un uomo politico audace e bastardo ebbe l’idea: siamo piccoli, siam di provincia, agricoltori, economia a gravar su se stessa! Facciamo turismo!
E mi proposero…
Lei non la conosce nessuno… Lei viene da fuori…
E fu facile convincere un povero figlio di poveri.
Per cominciare è sufficiente fingere un segno…
E c’era, quella sera, l’ambiente più adatto, l’altare addobbato, il Sangue di Cristo nel centro, un gran crocefisso… Finita la messa… Chiamarono esperti sapienti.
Effetti da cinema! Dissero.

Sangue finto. Ferite truccate.
STIGMATE! STIGMATE! I frati… Padre Pino ha le stigmate!
E corruppero di vile denaro, medici e preti, alti prelati… Lasciateci fare e questo paese, San Giovanni Al Quadrato, sarà una nuova metropoli… Qui non c’è mare e montagna, ma la fede sarà l’attrattiva! Padre Pino il santo, il beato, la guida…
Bastava, ogni giorno, dipinger di sangue le mani ed i piedi, fasciarle, finger dolore… Il resto lo avrebbero fatto da loro… la gente.
Povera gente, fedele e assassina ad uccider se stessa! Venivano in tanti… Padre, mio figlio, mia moglie, mio padre… Non piangere uomo, sia fatta la volontà del Signore…
Pregavo davvero, pregavo ugualmente. Ero un frate comunque, il mio mestiere era quello…
E’ ora di finger ostilità della chiesa! Tre mesi in un altro convento ad attender scomunica, poi…
E mi offrivano altro.

Che complotto perfetto!
Ogni tanto ci vuole un miracolo! Dissero. E come? Effetti da cinema, è chiaro… unger le ruote, pagando il silenzio…
E il paese ben presto divenne questione: è santo davvero… è tutta una finta… parla con Dio.
Ero stanco già allora, messe ogni giorno e centinaia d’astanti, visite attente di uomini in vista. Potenti… in ginocchio ai miei piedi.
Fioriva il commercio: immagini, foto, rosari e magliette! La gente, da ovunque, veniva a pregare…
E il grande ricatto alla fine fu mio: mi avete costretto a ingannar la plebaglia, il povero, il debole… Se volete che taccia, uccidetelo, questo povero frate… Oppure pagate, ma pagate diverso… Costruite dal nulla l’ospedale del santo. In fondo, sani o malati, saran sempre turisti!
Casa Rifugio del Povero Cristo…

Ma ho peccato comunque, Signore. Ho peccato lo stesso perché ho usato il Tuo Nome.
Perdono per me non ne hai, non ne ho. Dio non sa perdonare se stesso.
E adesso che sono ad un passo… Ad un passo da te. Fuori c’è gente che prega, che piange, ti dice “lascialo stare, lascialo a noi!” e anche sapesse la verità, forse, direbbe lo stesso!
Non li ascoltare e portami via… I poveri e i deboli credono in questo. Ed è giusto, sbagliato, uguale, se la penna, nel mondo, sa far più della zappa; da’ loro una penna, allora! Da’ loro una penna, piuttosto! E, se davvero ci sei, insegna ad usarla… Cosicché Padre Pino non ne vengano più, neanche a fare ospedali!
Con la penna, la gente, saprà farli da sola…

La luna a barattolo fuggirà via furtiva. Il vero miracolo, adesso…
Sarà il sorger del sole.

©Thomas Pistoia

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