Eddy

12 Marzo 2012 0 Di thomas

Ore contate su punta di dito, o bolla per bolla, dalla moka a sei tazze, bisbigli fuori tempo, un lamento.

Eddy va’ via! Siediti lì!

Rinchiuso in cucina, prigioniero di una strana anemia, un’inquietudine estesa che durava da giorni.

Venivano solo a bere il caffè. Tutti lì. A bere il caffè.

Capire o sospettare era la stessa paura, quasi terrore, che trasudava da quel liquido scuro come terra bruciata e si spargeva, inondava la casa… pareti mai così strette; di là odore di cera.

Eddy, non ora!

Una lampadina da trenta candele e il silenzio, lamento, silenzio di cose che vanno, la cena frugale in un piatto più triste di sera, e neanche la luna…

Neanche la luna.

Pensate davvero non abbia capito? Da qui sta passando la morte, è passata, è fuggita già via, normale e veloce; l’ho vista per primo.

Rinchiuso in cucina.

E appena entra qualcuno… Attenzione, potrebbe passare! Chiudi, prima che esca!

Eddy, tristezza negli occhi, lasciava cadere lo sguardo su pantofole anziane, tornava a sedersi lento e vicino… C’è tempo.

Per adesso poteva soffrirlo da lì, il suo povero amico. Poteva immaginarlo dormire. La notte sarebbe passata tra risate di mosche e viavai di persone; c’è già qualcun altro che chiede “chi vuole un caffè?”.

La moglie, i bambini… I bambini non li vedeva da ieri, non erano ancora tornati. La moglie… l’unica che l’aveva guardato e detto qualcosa; l’aveva abbracciato piangendo, ma poi… l’han chiamata di là.

La notte si sarebbe fermata prolungando un secondo, un minuto infinito, e l’attesa diversa, più forte, insistente.

Rumore. Eddy, non fare rumore. Ma c’è il mio amico di là… Eddy, lasciaci stare!

Ubbidì. Non chiese più nulla, non volle più uscire. C’è tempo.

Al mattino voci impastate dal sonno e qualche brioche. Campane distanti e assordanti, concitate preghiere… Udì la moglie piangere forte, e auto là fuori. Forse, pensò, la morte non ha un pessimo odore… profuma di fiori.

Fu quando il prete andò via che prese la fuga. Passi di uomini forti gli dissero “il tempo è finito”, e la porta si schiuse un secondo di troppo per un tale che ha sete.

Sgusciò, scattò come molla, si gettò verso il luogo del pianto, lo presero, fermo, sta’ buono, un calcio persino! Ma Eddy era piccolo e forte, non pianse, non fece rumore, scappava, saltava, gridarono forte, ma nessuna paura… C’è il mio amico di là!

Basta, disse la donna. La guardarono tutti. E lei lo chiamò.

Lui la guardò negli occhi, sulle prime gli parve un po’ strano.

Vieni, Eddy. Piangi, saluta anche tu.

E Eddy si mosse verso la bara, e la gente guardava, e lui non guardava la gente.

Sentì il suo amico dormire, si alzò con le zampe sul bordo.

Tacquero tutti.

Eddy invece, raccolse il dolore e, forte e profondo dal suo cuore di cane…

Ululò.

©Thomas Pistoia

N.B. Vietata ogni riproduzione anche parziale senza la citazione del nome dell’autore.