RSA, RSD (Fede)

RSA, RSD (Fede)

15 Aprile 2021 0 Di thomas

Fede è stato bravo, anche se ha avuto tanta paura.
Il dottore gli ha detto che l’ago non gli avrebbe fatto male, al massimo al massimo avrebbe sentito un pizzicottino.
Lui ha sorriso e si è mosso come si muove il mare, come si muove il mare nelle giornate fredde e senza vento di fine inverno, grigio a riflettere il cielo, mentre la spuma si adagia alla riva. E Fede è così, silenzioso e in movimento, con tanta voglia addosso di tornare alla normalità, alla normalità di essere considerato diverso in un mondo di tutti uguali, tutti adulti e seriosi, noiosi. Invece la noia adesso è arrivata anche qui, medici e infermieri si vestono come quegli alieni dei film, tutti coperti, con le maschere speciali per non prendere la malattia.
La puntura guarisce la malattia. Fede non ci crede a quello che ha detto il dottore, tutti gli aghi sono grossi, anche quelli piccoli, tutti gli aghi fanno più male di un pizzicottino, e di punture deve pure farne due. Ma lo hanno convinto che, se le farà, potrà rivedere sua sorella, la sua nipotina e tutte le altre persone che gli vogliono bene. Allora ha fatto come gli eroi della tv, ha sorriso e si è mosso come si muove il mare, ma ha anche stretto forte gli occhi e le sopracciglia, le ha aggrottate come quando ci si arrabbia. Le sopracciglia non le aveva mai aggrottate, è stata la prima volta nella sua vita, perché lui mica si arrabbia mai. Lui è un enorme bambino buono.


E’ stato forte. Se parlasse lo direbbe che ha fatto DUE punture, come gli eroi, ma non parla e si agita come il mare quando incontra gli scogli, sta passando il tempo, è passato troppo tempo, c’è sempre quella porta, ci sono sempre queste finestre tutto intorno, chiuse. E il sole, il sole manda raggi filtrati dai vetri, la pioggia, la pioggia è solo un’eco ovattato, mentre l’aria continua a sapere di pulito, di disinfettato, come quando sei dentro un ospedale, ma questo… Questo non è un ospedale, questo è il posto dove Fede vive, perché lui è diverso in un mondo di tutti noiosi e uguali. Questo posto si chiama, chiamatelo con le iniziali, come fanno tutti. ERRESSEDI’.
Dove “DI'” sta per disabili. Oppure, oppure ERRESSE A. Dove “A” sta per… Non lo sa, Fede non lo sa, per che cosa sta “A”, sa solo che la porta è chiusa e sua sorella è diventata una videata dall’audio incerto, dentro un telefonino. Allora sta a vedere che stavolta si arrabbia anche lui, a modo suo, ma si arrabbia anche lui.
Gli infermieri alla mensa, non gli danno più il coltello, la carne gliela tagliano loro, ma cosa credono, anche un cucchiaio sa fare del male, anche il cucchiaio che sembra più debole del coltello, sa picchiare, tagliare, graffiare. E se gli tolgono il cucchiaio, allora Fede userà la sedia, lo spazzolino da denti, chiuderà forte le dita nel cassetto del comodino, oppure sbatterà la testa nel muro, come fa il mare, il mare di fine inverno che è ancora gelido e schiaffeggia lo stesso scoglio che stava lì in estate. Che starà lì in estate.
Sorride, Fede, mentre gli infermieri provano a tenerlo. Ma cosa vuole fare? Dove accidenti vuole andare? Che tanto là fuori anche quei noiosissimi normali masticano mascherine dalla mattina alla sera.
Sì, però loro stanno insieme, stanno in famiglia, oppure per la strada in mezzo agli estranei, vedono un mondo che soffre e va lento, come il mare di fine inverno e magari il mare lo vedono pure qualche volta, quando non c’è vento. Almeno loro possono camminare fuori.


Fede, Fede, non così che ti fai male. Come fai a sorridere mentre ti fai male? Ma sapete cos’è? E’ che Fede non può parlare, altrimenti ve lo direbbe, dannazione. Vi chiederebbe a cosa accidenti è servito, a cosa serve fare DUE punture, a cosa serve fare l’eroe, se poi deve stare comunque chiuso qua dentro.
Ma come fate a tenere il mare dentro una stanza? Lui si muove e sbatte fino a farsi male finché non trova un’uscita.
Sbatte, sbatte, sbatte e torna indietro, Fede, come la risacca, è un’onda, Fede, che cancella scritte insulse dalla sabbia.

Fede ora è steso.
Il soffitto è una tela bianca su cui disegnare sogni.
C’è come una musica lontana e la voce di sua sorella che non è qui, ma lui tanto ce l’ha dentro e da quella voce si fa cantare la ninna nanna.
Fede dorme.
ERRESSEDI’ continua la sua vita di sempre in quest’aria disinfettata, con le sue regole, la sua profilassi, le sue punture. E non lo libera, perché in realtà non sa proteggerlo.
Non sa proteggerlo senza imprigionarlo.
E allora Fede disegna sogni sul soffitto bianco. In uno di questi sogni c’è una strada lunga lunga senza fine.
Lui e sua sorella si tengono per mano e vanno, vanno, vanno senza meta, vanno per il semplice piacere di andare.
E non hanno paura.
Perché camminano insieme.

©Thomas Pistoia